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10​:​18

by Valéry Larbaud

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1.
ANIMALI TERRIBILI Arrenditi! Ci vogliono tutti precari Per crescere eserciti di mercenari! Le guerre ci servono a fare spazio Alle ragioni dei nostri errori. Falciando corpi per poi scoprirci i soli buoni rimasti. Arrenditi! Arrenditi! Siamo Animali terribili! Siamo Animali terribili! E abbiamo un corpo che non meritiamo! Ma c’è un giorno Dove un uomo è davvero diverso e non distrugge l’intorno Pensandosi il centro di un solo universo? Ognuno è un campo di battaglia in cerca della sua guerra. Il sale che cade in terra non è al sapore che serve. Brucia ogni cosa. Noi siamo quel sale. Siamo Animali terribili Siamo Animali terribili E abbiamo un corpo che non meritiamo Noi vendiamo gli specchi in cambio dei volti dei nuovi nemici.
2.
GIORNI PERICOLOSI Ogni colpo sordo sul tuo ventre ci diceva che fra noi non c’era niente. I rami contro i vetri sembra mani e dita ossute e minacciose, rapaci tese a prendermi e non restituirmi a chi nemmeno si chiederebbe come sto. Te lo ricordi come sapeva di pace il sole che filtrava dalle persiane del tuo ufficio color rame? Quanto contavi per noi ho cercato di spiegartelo lasciandoti il diario del mio viaggio a Oporto . CON LE PAGINE STRAPPATE DOVE SI PARLAVA DI TE. CON LE COSE DA DIMENTICARE QUELLE CON TE. Tutto si fece strano, quando tu mi hai preso la mano e poi guardandomi hai detto : Noi siamo solo merce facile da comprare. Le lacrime a dirci quanto c’eravamo persi, ricordi? Ora che siamo vicini ci sentiamo più soli, confusi nei nostri errori. E quando penso a te vorrei quei cieli che bruciavano gli occhi. MA GLI OCCHI NON LI HO PIù ORMAI …….. E COSì è PIù FACILE NON RICONOSCERCI E PENSARCI DIVERSI NON CREDI? E QUANDO PENSO A NOI VORREI QUEI CIELI CHE BRUCIAVANO GLI OCCHI MENTRE GLI OCCHI NON LI HO PIù ORMAI. LO SAI?! QUESTO è UN GIORNO PERICOLOSO ……….
3.
VL 04:02
VL Quando tutto sarà finito il sole continuerà ad essere il sole e noi saremo ancora lì. La strada ci porterà fra quei palazzi distrutti in mezzo a resti e rovine per ricordarci come siamo finiti. Distrutti e morti dai debiti di conti che non sai. I conti che non vuoi e non hai potuto pagare mai. Un' umanità impazzita un sasso perso nel universo e noi ci siamo sopra come spigoli a un cerchio, ci crediamo una stella, è la difesa da un cielo che non ci vuole ma non riesce a buttarci giù. E dopo il fumo e un odio cieco Di noi resterà… di noi resterà la follia e quella strada. ORA ATTENDI NON C'è ALTRO CHE POSSIAMO FARE INSIEME. Siamo IL dove noi decidiamo di stare quando si deve scegliere! Siamo IL dove noi decidiamo di stare quando si deve scegliere! Era solo un brutto sogno. Così lo chiamò per chiedere di lui, di come stava, quando era successo già!? Che la vita mettesse lì sul piatto un anticipo del conto. Le rispose: “Fu tanto tempo fa ,quando mi accorsi che il mare mosso, colpendo ai piedi, prima ti stende e poi ti prende. Come un amante che t'illude e poi ti uccide. Come un amante che prima viene e poi scompare.” LE DISSE: ORA ATTENDI NON C'è ALTRO CHE POSSIAMO FARE INSIEME. Siamo IL dove noi decidiamo di stare quando si deve scegliere.
4.
La Fame 04:27
La Fame I miei seni di cui mi vergogno, la mia pancia di cui mi vergogno, ti guardano arresi ………. mentre aspetto che arrivi su di me. Per risalirmi nella corrente che non vorrei mai placare. Mai mai . Quella corrente che non vuoi placare mai mai mai Qui si che si può essere infedeli. Anche alla gravità senza una colpa per volerci ancora. Senza colpa! Nelle stanze che ci proteggono da convenzioni e buoni pensieri ci lasciamo sfiniti. Dopo esserci affamati l’uno dell’altro. Respirandoci l’uno dell’altro. E nella bocca cerchiamo qualcosa che basti alla fame che ci condanna a volerci ancora, volerci ancora, la fame che ci condanna a volerci ancora! Qui si che si può essere infedeli Anche alla gravità senza una colpa, per volerci ancora ancora ancora…
5.
NON SIAMO PIU’ NOI Avrei dovuto scrivere di te pagine intere, invece non mi resta che il rammarico Di non trovare le parole per riempirle. Forse è giusto così, che cominciamo a valutarci per come siamo davvero. Ci siamo illusi di presentarci diversi, di essere stati migliori, ma come tutti i migliori noi siamo pochi e soli. MANCA SEMPRE L’ARIA PRIMA CHE ARRIVI QUELL’ ONDA ! CHE PORTI VIA ME E TE COME DUE GOCCE NEL MARE! PER PERDERSI SERVE QUALCOSA Più GRANDE DI NOI. Chiusi in questa stanza Non resta che stare a guardarci i visi. In attesa di quella smorfia Che ci offra i punti indifesi, Su cui aggrapparci e tirare via i segni di un volto che pesa. E si renda più facile dirsi che ..No! Non siamo più noi! Non siamo più noi! MANCA SEMPRE L’ARIA PRIMA CHE ARRIVI QUELL’ ONDA CHE PORTI VIA ME E TE. COME DUE GOCCE NEL MARE PER PERDERSI e DIMENTICARSI. MANCA SEMPRE L’ ARIA PRIMA CHE ARRIVI QUELL’ ONDA ! CHE PORTI VIA ME E TE COME DUE GOCCE NEL MARE. PER PERDERSI SERVE SEMPRE QUALCOSA Più GRANDE DI NOI. Coltivarti dentro come il mio peggiore piano Attenderti per quando ti vendicherai di me. E il bello è proprio stato poter pensar che tutto dovesse poi succedere senza cambiarci mai. ORA VIVO UNA SOLITUDINE TALE CHE ANCHE UNA GOCCIA MI FA L’ECO PER ORE DENTRO… ATTENDO IL MARE IO ANCORA ATTENDO IL MARE IO ANCORA ATTENDO IL MARE DENTRO NON HO IL MARE CHE MI PORTI VIA DA TE …
6.
Aleppo 05:14
ALEPPO Mentre camminiamo. Mentre siamo fra la gente. Sotto le bombe. Mentre il sonno s’interrompe. Ci sono attimi in cui sento il tempo fermo. È mentre ti guardo. I giorni che viviamo sono carte di un mazzo strano, in mano a un baro cinico e feroce. Non sai mai dove metterà il segno, tregua o pace. E nella resa dei conti non contiamo noi perciò tu corri. QUI DOVE TROVAVI ME TU CORRI QUI DOVE TROVAVI ME PRIMA DELL’ASSEDIO E ANCORA PRIMA ,ANCORA E ANCORA PRIMA QUI TU TROVAVI ME. Anche la fame ha il suo odore. L’odore della fame ci fa paura. Tre guerre in una è troppo anche per noi. E ora gli occhi tuoi sono il limbo dove perdermi prima dell’inferno che è proprio qui dove trovami me… Ad aspettarti QUI DOVE ORA MANCA ANCHE LA TERRA SOTTO I PIEDI. E DOVE L’ARIA SA DI FOSFORO E I FIGLI NOSTRI BRUCIANO E VOLANO VIA NON RIMANI CHE TU PER ME. Torniamo a casa. Le mura e i bus e i giorni che erano il prima ci fanno da trincea. Tu vieni! L’Europa non ci vuole, di noi si accorge sempre dopo. Quando non serve! Quando è tardi e è sempre tardi! QUI DENTRO L’ASSEDIO È SEMPRE TARDI. QUI DENTRO L’ASSEDIO È TROPPO TARDI MA ANCHE NELL’ASSEDIO TU TROVERAI ME PERCIÒ TU CORRI QUI!….. E FA CHE L’ULTIMO RESPIRO SIA PER NOI

about

10:18 è il titolo del nostro ultimo e.p.
Esprime del tempo un attimo preciso scandito dal minuto esatto ma altrettanto nasconde un significato estremamente dilatato per noi.
Questo è il 10° lavoro per i VL in 18 anni di attività.
Il tempo infatti è il protagonista di tutte le 6 tracce che compongono questo e.p.
Il tempo come contenitore della storia di questa umanità che sembra impazzita e in corsa su un piano inclinato verso il baratro.
Il tempo come contenitore dei ricordi di attimi che rimpiangiamo e vorremmo fossero eterni.
Questo è un lavoro che guarda più al di fuori dell’intimità normalmente raccontata nei nostri lavori precedenti.
Canzoni che incrociano il dramma di Aleppo, la disgregazione dell’Europa ma anche la conflittualità dei rapporti personali resi sempre più complessi e corrotti da un quotidiano che sembra volerli sempre più banalizzare e svilire.

Prodotto da Valéry Larbaud con Christian Alquati di Acidstudio Cremona.

credits

released August 18, 2017

registrato da Christian Alquati e Paolo Ciuchi @ Novella Studio
mixato da Christian Alquati
tra feb e lug 2017

Musica: Valéry Larbaud
testi: Diego Pallavera

Batteria: Manuel Landi
Basso: Nicola Iazzi
Tastiere: Davide Ciuchi
Chitarre: Paolo Ciuchi
Voce: Diego Pallavera

Basso in pre-produzione: Stefano Rinaldi ( tranne: 6.Aleppo)

disegno in copertina di: Andrea Manfredini

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about

Valéry Larbaud Cremona, Italy

I Valéry Larbaud suonano da una vita anche se la vita continua a suonarli più di loro. Si ostinano a farlo dal 1999.
L’ambiguità e la contraddizione sono un marchio di fabbrica dei VALERY LARBAUD lo prova il fatto che sono fighissimi ma non famosi. Ottimi musicisti ma non ricchi sfondati.
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